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Sia che fotografi oggetti di scena circondati da serpenti e carne cruda per Vogue, sia che crei universi immersivi, la giovane fotografa slovacca Evelyn Bencicova persegue la strada della “sterilità estetica”.

Un’inquietante “non so che”, che raggiunge il suo apice nel progetto fotografico “Asymptote”, realizzato in alcuni edifici dell’ex URSS. “Luoghi un tempo simboli di potere e supremazia, costruiti per farti sentire piccolissimo, oggi ancora in piedi, spogliati del loro scopo iniziale, abbandonati o dimenticati come lapidi della loro gloria passata” , spiega la fotografa a proposito dei set.

Questo progetto fotografico, che contiene anche un video di Adam Csoka Keller e una colonna sonora di Arielle Esther, si basa su varie testimonianze e archivi dell’era comunista.

Una piscina abbandonata, una sala conferenze in cui bambini e ragazzi di inquietante omogeneità occupano lo spazio in modo millimetrico e geometrico, sfumando dietro un motivo più globale. “Ognuno viene privato della propria individualità per diventare una forma unificata, creando una società in cui la differenza è un’anomalia nel sistema”, spiega Evelyn.

Se il progetto fotografico “Asymptote” denuncia gli eccessi del passato, mira anche a far luce sullo stato attuale delle società post-sovietiche e sui loro valori. Nel suo minimalismo affronta molti temi, come la paranoia, la sorveglianza, l’uniformità, la standardizzazione o la censura, eredità che ancora condiziona le situazioni, i modi di pensare e i comportamenti attuali nella società sovietica contemporanea.

Qui il sito di Evelyn Bencicova.

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